1 Giugno 2021
I vincitori e tutte le poesie del concorso poetico ” Il principe Selim”
Si è concluso il concorso di poesia riservato agli alunni del Liceo “Il principe Selim”, dedicato alla memoria del nostro ex studente Gabriele Selim Varcasia.
Gabriele ci ha lasciato nei suoi versi, componimenti che rivelano la bellezza e la profondità del suo animo, un’intensa testimonianza della breve stagione passata con
noi.
Il liceo ha voluto ricordarlo con un concorso in cui gli studenti della sua scuola si sono cimentati nella forma artistica che ha tanto amato nella sua vita.
Pubblichiamo una poesia di Gabriele
Non negare. Sostieni.
Forse che non ci abbia provato?
Non negare, impaziente
di saziare con sabbia questa nuova distanza.
Non negare, mia musa
la bellezza che ci sussurrava vana.
Non negare, oramai
questo straziante gelo che ci anima.
Non negare, nemesi
che meriti le stelle e tutto ciò che non ho saputo donarti quando, perso, ho perso i tuoi occhi.
La speranza di felicità che ancora conservo per te, salva
nel tuo dolore luminosa risplende per la tua infinita bontà.
Non negare, amore
la melodia della vita che risuona
dentro di te e cura la
melanconia che impera
negli aridi giardini
di queste terre e
ricorda che
anche se
non merito quel dolce profumo
né quel calore che animoso,
racchiuso in un semplice
abbraccio sapeva medicare
anche i più profondi squarci
dell’animo.
Se quest’uomo di odio
avrà ancora un’alma
lì vi sarà sempre un faro acceso per l’eternità
del fluire della nostra dispersa
umanità dove, ritrovata,
colmo dell’immenso amore suscitato
da un tuo sorriso,
tra le lacrime, sedotto
da quei bellissimi occhi bruni,
lillà saprà nuovamente
baciare la vita.
Il video della premiazione
I Vincitori
Primo Premio – Sabrina Betancourt (1C cl.), Disgraziata luna.
La commissione ha riconosciuto nel componimento un sorprendente equilibrio tra la classicità del notturno lunare, un tema infinitamente variato nella storia della poesia universale, e la capacità di interpretarlo in chiave personalissima, trasfigurando il gioco tra luce e ombra, tra svelamento e nascondimento, tra materia e anima, in una immagine simbolica dell’esistenza umana.
Ti cerchi ogni notte,
ti dissolvi tra quelle macchie minacciose,
tra quei veli bianchi che finalmente si stancano di
aspettare e nel buio vanno a riposare altrove.
Tu luna, ora che finalmente esisti;
speri che il mattino si scordi di sorgere per
guardarti più a lungo,
nei tuoi stessi occhi,
nell’assillante andare delle onde che raccoglie i
tuoi grandi segreti e li dissipa;
e in men che non si dica, il tuo povero cuore è
consumato.
Ora sei sola, o disgraziata luna.
Secondo Premio ex aequo – Cecilia Pisani (2C su), Come fiori.
Nella poesia COME FIORI si rileva il rovesciamento malinconico di un soggetto classico della tradizione poetica: la rosa, colta però nel momento del suo inevitabile sfiorire, con l’invito a non allontanare lo sguardo dalle vite che declinano, per non rimpiangere poi la loro scomparsa. Apprezzabile la leggerezza quasi arcadica delle rime e del ritmo, sapientemente padroneggiati
Nato come fiori, illuminati dalla vita
sorridi al sole, ignorando al fianco
la rosa appassita.
Le cadono i petali, lasciandoli al suolo
e che sarà mai! Tante storie per così poco.
Ma anche lo stelo appare diverso
si inclina in avanti, lo guardi perplesso.
Incolpi il vento, giustifichi la cosa.
Incredulo non accetti sia arrivata la sua ora.
Quel rosso intenso, invidiato da molti
si sta seccando, ma osservate disinvolti.
Compreso tu natole affianco,
perché la rimpiangi
quando non l’hai più accanto?
Avrebbe apprezzato un gesto affettuoso,
usavi la scusa di esser radicato al suolo.
Cosa potevi fare tu poveretto
l’hai solo guardata mentre stava soffrendo.
Secondo premio ex aequo – Emanuela Matrigiani (4C cl.), Mi chiedo dove sorga il sole
Nel componimento MI CHIEDO DOVE SORGA IL SOLE viene rivisitato, in uno stile, volutamente inattuale, il tema delle domande impossibili rivolte ad un elemento della natura, il Sole; ma nel contrasto tra lo splendore dell’astro e le brutture di un mondo che non sembra degno della sua luce, spicca tuttavia la voce della speranza.
Mi chiedo dove sorga il Sole,
se abbia mai timore quand’ei
stringendosi al cielo con un palmo,
alzando lo splendente volto sul mondo,
illumina tutto il male; forse
avrebbe voluto tener nascosta
la verità e più mai scorgerlo qui giù
con l’occhi e tutti i sensi di Dio.
Mi chiedo dove sorga il Sole,
se abbia mai vergogna quand’ei,
cogliendo nuvole e circondando
il corpo, nasconde la sua nudezza
dai nostri sguardi, dai più intrepidi,
che cedono l’anima alle fiamme.
Mi chiedo dove sorga il Sole,
se in una reggia dorata splendente,
da una sorgente d’acqua cristallina,
se invece dal buio più oscuro
trionfante all’alba sull’oscurità.
Mi chiedo dove sorga il Sole.
Saprà che le persone attendono
solo lui per iniziare a vivere?
Terzo Premio – Federico Cosatto (1Bcl.), Lettera ad un amico che non conosco (Per Gabriele).
Nella LETTERA PER UN AMICO CHE NON CONOSCO si rievoca con nostalgia l’innocenza della vita infantile di fronte a un mondo distratto da altre urgenze. Una presenza, forse, ascolta da lontano.
Chi ha detto che un fiammifero
serva ad accendere qualcosa? Puoi anche sfregarli tutti
e poi guardare mentre bruciano.
La vita è piena di gente che pensa di conoscersi
e tutti parlano cercando di farsi notare
mentre guardano chi altro arriverà.
Ognuno, poi, ha un suo ospite d’onore
ma quando vengono a dirgli che non arriverà mai più,
che non riderà più, non crescerà più,
tutto diventa un po’ più grigio intorno
dal cielo, agli alberi, a quel prato laggiù.
E alla fine piove sulla città
dei peccati e degli angeli;
camminano ogni giorno gomito a gomito
parlano e spesso si scambiano i ruoli
per far male a qualcuno che credeva di conoscerli.
Piove sulle strade vuote e invisibili
su chi si gode il suo sogno e su chi lo ha visto svanire
e tutti devono correre a ripararsi
anche se per chi soffre ha meno senso.
Forse la festa ora è da qualche altra parte,
ma non per chi ha sogni uguali a quelli di un bambino.
Vorrei… Vorrei che chi non c’è più
fosse qui accanto a me,
e mi parlasse di tutte le cose che accadono,
con la saggezza di chi ha visto e vissuto, anche poco.
Forse siamo solo bambini
e i sogni dei bambini sono fuori dal tempo
e dalla ragione
si rompono così facilmente…
Sono sogni che appena arrivano
tutti scacciano via, perché sono pericolosi.
I bambini non ci riescono
e ci vivono dentro.