Le api e la biodiversità a rischio

Se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che quattro anni di vita

ape su fiore

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La famosa citazione di Albert Einstein, “Se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”, contiene un avvertimento da non sottovalutare.

Le api sono molto importanti per il nostro Pianeta, in particolar modo per l’agricoltura, perché oltre a produrre miele, sono insetti impollinatori: l’attività di impollinazione delle api garantisce la produzione di diverse piante selvatiche e la nascita di varie colture. Infatti, in Europa circa l’84% delle specie di piante e l’80% della produzione alimentare dipendono in larga misura dall’impollinazione, come ad esempio mele, pere, ciliegie, meloni, albicocche, pomodori, zucchine etc.

La storia delle api ci dice che questi insetti impollinatori vivevano sul nostro pianeta molto prima rispetto all’essere umano. Lo testimonia il ritrovamento, in una miniera del Myanmar, di un’ape all’interno di un blocco di ambra, fossile di ben 100 milioni di anni fa.

La notizia più significativa è stata la scoperta, all’interno del fossile, di pollini e parassiti che ci fa riflettere sul legame tra api e piante in un’era ancora dominata dai dinosauri.

Quello che, però, non sappiamo è quando le api, discendenti da vespe carnivore, siano diventate “vegetariane”. Non si sa con precisione quando l’uomo iniziò ad allevarle, ma l’unica certezza è che il miele si usa da circa 12 mila anni e che l’apicoltura veniva praticata già ai tempi dell’Antico Egitto.

Ape

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Le api possono essere definiti “insetti sociali”, vivono in comunità, insieme al gruppo o alla colonia di cui fanno parte.

Ogni colonia è composta da:

– l’ape regina, l’unica in grado di riprodursi e di fecondare nell’alveare;
– le api operaie, coloro che svolgono compiti necessari alla sopravvivenza quotidiana dell’intera  colonia;
– i fuchi (api di sesso maschile), necessari per la riproduzione;
– le larve.

Negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più un fenomeno chiamato “moria delle api”, ovvero la morte di questi insetti impollinatori che rischia di compromettere l’intero ecosistema.
Tra i fattori che causano la moria c’è il riscaldamento globale che, le costringe a cambiare habitat per cercare luoghi più freschi. Gravi conseguenze portano anche i pesticidi (i neonicotinoidi, che agiscono sul Sistema Nervoso); pratiche agricole dannose; l’inquinamento elettromagnetico, la deforestazione e i parassiti (es. la varroa).
La varroa rappresenta il nemico numero uno delle api. Si tratta di un acaro presente in tutti gli alveari che, oltre a debilitare le api adulte, attacca le larve e può causare la nascita di insetti senza ali o deformi. Il prodotto maggiormente usato per la lotta alla varroa, in quanto economico ed efficiente, risulta l’acido ossalico.
Per via del fondamentale ruolo svolto dalle api per il nostro ecosistema, per la conservazione della biodiversità, è opportuno prendere seri provvedimenti, come ad esempio evitare le monocolture, ridurre l’utilizzo di sostanze chimiche, ripristinare gli habitat naturali e piantare piante “amiche” delle api (melissa, lavanda, girasoli).
Le Nazioni Unite per ricordare al mondo l’importanza delle api hanno recentemente istituito il World Bee Day che si celebra ogni anno il 20 maggio, a partire dal 2018.

Alessandra F., Maria C., Giorgia D.B.